Gli aumenti tariffari dei viaggi in nave ci sono e rimangono. Si segnalano comunque delle novità nel settore, frutto dell’accordo tra governo, armatori e autrasportatori dopo la seconda riunione a Roma nata a proposito del problema dei rincari delle autostrade del mare. “Un accordo molto importante”, lo definisce il vice ministro ai trasporti Giancarlo Cancelleri che ha incontrato le parti. Tra nuove promesse del governo su fondi e regolamentazioni e nuovi accordi con gli armatori sull’ecobonus e per una maggiore trasparenza sulle tariffe, da Assotir si dicono “soddisfatti”.
Gli armatori rinunciano a Marebonus
Gli armatori non hanno ceduto sulle tariffe, ma lo hanno fatto a proposito dell’incentivo statale stabilendo di rinunciare alla percentuale riconosciutagli dalla normativa Marebonus. La misura è infatti rivolta alle imprese armatrici, ma secondo l’articolo 9 della normativa di riferimento, i soldi vengono girati, in parte, agli autotrasportatori. “I beneficiari sono tenuti al riversamento del contributo ricevuto annualmente in misura non inferiore al 70 per cento in favore delle imprese clienti”. Dall’anno in corso in poi i soldi “bisogna darne merito, verranno riversati all’autotrasporto al 100 per cento. Una nota positiva” secondo Pino Bulla, vice presidente dell’associazione di rappresentanza degli autotrasportatori.
Trasparenza per le tariffe
Accanto al problema invariato dell’aumento delle tariffe, gli autotrasportatori invocano la trasparenza delle scelte aziendali in merito. Hanno quindi dato mandato ai loro legali “per chiedere al Garante di esprimersi”. L’esempio che fa Bulla è in riferimento a una delle tratte più trafficate: la Catania-Ravenna. “Il servizio è svolto dalla Tirrenia, ma alcuni spazi sulla nave sono occupati da Grimaldi. Cosa inspiegabile però – denuncia Bulla – ci sono due tariffe”. Non solo. “Le aziende non l’ammetteranno mai”, dice il rappresentante di Assotir, ma per qualche compagnia ci sarebbero anche tariffe differenziate secondo il principio di figli e figliastri. “Un altro elemento di concorrenza sleale”.
Le promesse del governo
Da parte sua, il governo, tramite il vice ministro ai trasporti Giancarlo Cancelleri, ha promesso l’aumento dei fondi per il Marebonus di 12 milioni di euro. Gli autostrasportatori hanno inoltre spinto su quello che Bulla definisce “un nostro cavallo di battaglia” ovvero il volere un decreto per l’obbligatorietà del rispetto dei costi minimi. “Costi minimi significa costi aziendali e decretarli è un deterrente per limitare la concorrenza sleale di chi scende sotto la soglia base” secondo Bulla. In pratica, poiché è tutto una catena, se l’autotrasportatore riesce a viaggiare con costi molto bassi sarà in grado di offrire minori costi anche al committente creando una concorrenza imbattibile per gli altri autotrasportatori.
Il ruolo di Ram
Anche alla società in house del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ram, è stato assegnato un compito per migliorare la situazione nel prossimo futuro. Il decreto Marebonus è triennale ed è stato avviato nel 2017 quindi è prossimo alla scadenza. Gli autotrasportatori non vogliono più passare dagli armatori per incassare l’ncentivo green e quindi chiedono una sorta di ritorno al passato quando l’ecobonus era direttamente destinato agli autotrasportatori. “Allora furono però dicharati aiuti di Stato quindi si deve discutere con Bruxelles per trovare una modalità”.